Comunicare efficacemente partendo dal linguaggio

Sin da piccoli ci hanno insegnato che le parole servono per descrivere ciò che ci circonda. Se siamo stati abbastanza fortunati forse qualcuno avrò accennato al fatto che conoscere il dizionario a menadito può essere molto utile anche per parlare agli altri di ciò che proviamo.

Il concetto sottostante è lo stesso: la realtà guida il linguaggio che, quindi, è un puro strumento di descrizione.

Vi trovate d’accordo con questa affermazione così formulata, giusto?
E invece no.

Alcune delle più moderne teorie sul linguaggio sostengono che sia la lingua a influenzare il pensiero, e non viceversa.

Per dirla con gli antropologi Sapir e Lee Worf, che per primi hanno sollevato questo polverone nei lontani anni Quaranta: “le realtà in cui vivono le diverse popolazioni sono mondi distinti, non semplicemente la stessa realtà con parole diverse”.

Oggi, parlando di comunicazione efficace e marketing, possiamo tradurre il termine popolazione con “segmento di pubblico” ma ciò che è importante tenere a mente è che per parlare un linguaggio che sia davvero comprensibile al nostro destinatario, dobbiamo condurlo nel nostro mondo o addentrarci nel suo.

Il linguaggio colora l’esperienza

Partiamo da un’esperienza quotidiana: quanti di noi si sono confrontati con la differenza di nomenclatura dei colori tra appassionati di moda e persone disinteressate all’argomento?

Non ditemi che non siete mai tornate o tornati a casa esclamando “guarda che belle le mie scarpe indaco!” e alzando gli occhi avete visto lo sguardo stralunato della vostra controparte?

Ecco, questa è la traduzione in linguaggio popolare dell’esperimento condotto sulla popolazione dei nubiani (se, come me, non avete idea di chi siano, siete legittimati a utilizzare Wikipedia ) a cui è stato chiesto di raggruppare dei gomitoli in base al colore.

Colpo di scena! I graziosi abitanti della Nubia hanno messo insieme gomitoli verdi e blu. Così si è scoperto che non è che non ne riconoscessero la differenza, cioè percepivano la realtà esattamente come noi, ma, a livello di linguaggio, non vedevano l’esigenza di utilizzare un termine diverso per distinguerli.

Bizzarro no? Eppure è proprio vero: il linguaggio, in questo caso, aveva ridotto due colori a uno solo.

Se ci riflettiamo un attimo, però, in quante occasioni ci capita lo stesso con il nostro vocabolario? Vi vengono in mente oggetti che percepite come distinti ma che definite esattamente allo stesso modo?

Tipo il blu elettrico e il blu oltremare che, per alcuni vostri amici, “è sempre blu”.

Comunicare efficacemente utilizzando i termini giusti

Lera Boroditsky, professoressa di scienze cognitive all’Università di San Diego, afferma: “Quando si impara una nuova lingua, non si impara soltanto un nuovo modo di parlare, ma inavvertitamente si impara anche un nuovo modo di pensare”.

Quanti di noi, in tempi recenti, hanno imparato parole come “hygge” o “ikigai”?
Personalmente prima di conoscerle questi due concetti non erano presenti nella mia vita e solo dopo ho imparato a godermi senza senso di colpa le piccole gioie della quotidianità oppure ho scoperto come cercare un centro per la mia esistenza (che fosse il famoso “centro di gravità permanente”?).

Le parole sono importanti, dunque. Già, molto più di quello che pensiamo.

La lingua è uno strumento di conoscenza del mondo, prima che di espressione.

Per costruire una comunicazione efficace con i nostri interlocutori, dunque, dobbiamo imparare ad adottare un linguaggio adatto, che sia estremamente preciso e racconti il loro mondo e il modo magnifico in cui si interseca col nostro.

Continuando a utilizzare un linguaggio familiare solo a noi non riusciremo mai a comunicare in modo efficace e a toccare le giuste corde.

L’approssimazione è acerrima nemica della comunicazione, così come lo è l’autoreferenzialità e la mancanza di conoscenza profonda delle persone che abbiamo davanti. Nella vita come nel business.

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