L’importanza di avere un obiettivo importante.

“Noi non siamo solo quel che mangiamo e l’aria che respiriamo. Siamo anche le storie che abbiamo sentito, le favole con cui ci hanno addormentati da bambini, i libri che abbiamo letto, la musica che abbiamo ascoltato e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato.”

Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra.

Ho conosciuto Tiziano Terzani dai suoi ultimi libri e poi, man mano, sono andata a recuperarmi pezzi della sua storia e dei suoi messaggi.
Prima di iniziare questo racconto devo confessarti che ho una grande passione per il giornalismo: andare in giro a osservare e raccontare il mondo, essere partecipe della storia è una professione che stimo e che, in un certo periodo della mia vita, ho desiderato fortemente fare.

Ma torniamo a Tiziano: era un giornalista, ma non lo è sempre stato. Tiziano ha iniziato a lavorare come molte altre persone in un’azienda, precisamente all’Olivetti, una delle più ambite aziende dell’epoca per il suo essere all’avanguardia non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche per l’interesse al fattore umano e all’Umanesimo come elemento essenziale della vita dell’uomo.
Adriano Olivetti era un visionario e credeva – pensa un po! – che nutrire lo spirito delle persone fosse un metodo efficace per renderle lavoratori più produttivi oltre che più realizzati e consapevoli.

Tiziano era entrato a lavorare all’Olivetti nel 1962, ma nel 1970 circa vinse una borsa di studio alla Columbia University a New York, si mise in aspettativa e si trasferì nella metropoli americana con sua moglie.

Da lì non ebbe più dubbi: voleva fare il giornalista per raccontare cosa stava accadendo in quegli anni in Asia.

Nel frattempo gli era nato un figlio e un’altra sarebbe arrivata da lì a poco ma alla certezza di una posizione lavorativa che gli stava ormai stretta, Tiziano ha preferito la soddisfazione di riuscire a fare ciò che reputava la sua vocazione.
Dopo essersi rivolto a molti diversi giornali per diventare parte della loro redazione come inviato, riuscì finalmente a farsi dare un incarico dal Der Spiegel, pur non parlando né scrivendo in tedesco, per essere il loro corrispondente dall’Asia.
Non c’erano i computer e Tiziano non aveva ancora imparato a battere a macchina: scriveva i suoi pezzi e se li faceva battere a macchina da Angela, la moglie, poi andava a trasmetterli tramite telegrafo, operazione che poteva richiedere delle ore.

E così Tiziano ha raccontato il Vietnam non solo durante ma anche dopo la guerra, è stato uno dei primi giornalisti occidentali a entrare in Cina senza sottoporsi alla censura del regime, è riuscito addirittura a infilarsi nella Cambogia dei Khmer rossi.
I suoi libri, oggi, sono tradotti in varie lingue e sono un tesoro prezioso per tutta l’umanità.

Quella di Tiziano è una storia che nutre, che ci fa comprendere come il mito del “basta crederci” sia sterile, ma come la realtà dell’impegno costante sia decisiva per determinare cosa riusciamo a raggiungere – o meno – nella nostra vita.

Sai cosa ha fatto la differenza nella vita di Tiziano? Molte cose, sicuramente il suo talento in primis, ma una delle più decisive è stata la sua capacità di scegliere e di dare priorità ai suoi obiettivi veramente importanti.

Lavorare all’Olivetti in quegli anni era il sogno di tutti, ma non quello di Terzani. Lui voleva raccontare il mondo nei suoi anfratti meno conosciuti e così ha scelto.
Non esiste un “libro delle scelte” né, tantomeno, un tribunale che possa decidere se le nostre decisioni sono giuste o sbagliate, solo noi possiamo prendere consapevolezza di ciò che siamo realmente e di ciò che vogliamo diventare.

È forse la missione più difficile della vita, ma vale tutto l’impegno che ci mettiamo.



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